L’anno appena trascorso (ndr. 2020) è stato tante cose, e tra tutte è stato soprattutto l’anno dei paradossi e delle sfide. È stato paradossale che le persone potessero riprendere a lavorare ma che le scuole fossero chiuse. È stato paradossale che chi non ha avuto la possibilità di appoggiarsi ai nonni si sia dovuto rivolgere alle babysitter mentre la scuola continuava a essere pagata per un servizio che non erogava. Paradossale la promozione di un sistema di didattica a distanza online che non ha considerato il divario culturale, economico e sociale che discrimina, punisce e umilia coloro che per le più diverse ragioni non sono in possesso di un computer. Paradossale che qualunque cosa si sia deciso di fare abbia sottovalutato quanto di più diretto le fosse collegato.
I paradossi sono innumerevoli, lungi da noi fare i censori morali circa un argomento tanto vasto quanto controverso, per il quale additare un appellativo positivo risulterebbe un po’ complicato. Ma noi ci presentiamo in veste di promotori del benessere, è nostro compito -e dovere quindi-, di ricavare e riconoscere quanto di più positivo è nascosto e talvolta ancora da interpretare e individuare, rispetto questo particolare momento delle nostre vite, caratterizzato da tanta incertezza e frustrazione ma anche da tanto tempo a disposizione che può essere impiegato per riflettere e conoscere meglio se stessi e gli altri.
È impensabile poter trattare di un qualsiasi argomento senza fare dei riferimenti agli ambiti circostanti: è impensabile poter parlare di salute senza considerare anche quella mentale, è impensabile parlare di Decreto Ristori senza ragionare sul bilancio di ciò che esso offre a coloro che possiedono un’attività rispetto al fatto di poter continuare a lavorare. Ci sarà sempre qualcuno a favore e qualcuno contro, impensabile ancora una volta cercare di mettere d’accordo tutti.

In queste sede il paradosso e l’impensabile riguardano il tema dell’educazione: educazione a distanza, educazione a scuola, educazione civile, disobbedienza civile? (magari in un secondo momento), insomma tutto ciò che concerne la formazione accademica di coloro che con settembre 2019 hanno intrapreso un nuovo anno accademico, di qualunque natura, trovandosi poi a febbraio 2020 in un limbo di incertezza, di accumulo e spreco di energie indirizzate verso un fine non ben definito. È qua però che subentra il paradosso maggiore, quello dell’avere a disposizione molto tempo libero, tempo che però non è possibile impiegare.
Tempo che viene paradossalmente sprecato poiché non spendibile in ciò che ognuno preferisce e/o desidera. Paradosso che prende forma nella società moderna caratterizzata dall’onnipresenza di dispositivi tecnologici e di strumenti sociali che permettono la costante e perpetua connessione e condivisione di contenuti, esperienze, pensieri e quotidianità con chi vi entra in contatto. Paradossale che per sentirsi così vicini ci si debba affidare a dispositivi che tendenzialmente estraniano dalla realtà quotidiana.
Ad ogni modo mater artium necessitas, e il sistema scolastico non ha di certo deluso le aspettative: sono sbocciate molte idee interessanti, sono stati presi provvedimenti molto seri e soprattutto ci si è appellati al supporto dei devices tecnologici per permettere il proseguimento dell’anno accademico e delle attività scolastiche. È stata fatta di necessità virtù. Ma ancora una volta impensabile cercare di circoscrivere quanto concerne il sistema scolastico senza coinvolgere quanto parallelamente accade all’interno delle case delle persone, al lavoro e alle proprie relazioni, ma soprattutto impensabile voler fare di tutta l’erba un fascio e generalizzare le considerazioni elaborate sui sistemi educativi delle elementari che ampiamente si diversificano da ciò che riguarda i ragazzi delle medie o delle superiori.

È a questo punto che subentra il paradosso maggiore, quello dell’avere a disposizione molto tempo libero, tempo che però non è possibile impiegare. Tempo che viene paradossalmente sprecato poiché non spendibile in ciò che ognuno predilige. Le istituzioni si sono prese infatti un momento per stabilire un piano d’azione, momento che subito venne visto come una parentesi vacanziera all’interno di un anno scolastico pesante e apparentemente infinito, ma che con il passare dei giorni ha messo in evidenza soprattutto gli aspetti paradossalmente positivi sulla crescita e la vita di ognuno, troppe volte dati per scontato.
Questo freezing temporale (non quello di risposta fisiologica alla paura di Leach, 2004 –o forse si?–) ha accentuato sempre più un innumerevole serie di questioni lasciate in sospeso che col passare dell’anno si sono distinte sempre più: la creazione di relazioni amicali e affettive stabili con i coetanei, il confronto costruttivo con gli insegnanti, la creazione e il mantenimento di abitudini attraverso la routine quotidiana, l’apprendimento e il mettersi alla prova in prima persona, essere spronati a superare i propri limiti, la sperimentazione di nuove esperienze ed emozioni, la parità di possibilità destinata a tutti e senza discriminazioni di etnia, genere, status. Elementi che sono stati ampiamente ripresi in considerazione, decostruiti e reinterpretati, dando vita a una innumerevole serie di interpretazioni personali, talvolta concordi e talvolta discordi le une con le altre, in quanto esente una soluzione e/o opinione univoca e generalizzabile su tutte.
È così che da un campo da gioco neutrale, si è spostata la partita nelle proprie case, accentuando ogni singola diversità che all’interno delle mura della scuola non era possibile utilizzare come arma contro chi cercava di occultarla: l’obbligo di seguire le lezioni su un dispositivo elettronico, ma per chi non se lo potesse permettere? Per chi non avesse una connessione internet fissa a casa? Per chi avesse un solo dispositivo da dividere con genitori lavoratori e fratelli? Per chi non avesse un luogo isolato e adatto per la frequentazione delle lezioni?

Queste alcune delle prime considerazioni che sono sorte con i diversi tentativi di gestione della didattica a distanza durante la prima quarantena generalizzata di marzo 2020, questioni che si è cercato di ovviare con l’erogazione di fondi e bonus per gli studenti più in difficoltà e che talvolta hanno visto protagoniste le stesse scuole in tentativi concreti per cercare di mettere tutti sullo stesso piano in termini di opportunità e risorse disponibili.
Tuttavia questo ancorarsi ai supporti tecnologici per permettere la continuità delle attività didattiche ha agevolato l’avvicinamento e l’integrazione delle nuove tecnologie come strumenti utili e complementari a quelli più tradizionali per un innovativo metodo di insegnamento. Questi supporti vennero già integrati all’interno della didattica con il fine, per esempio, di creare delle attività ad hoc per le fasce più fragili di studenti, come quelli con disturbi dell’apprendimento, sindrome di down, dislessia, ADHD, autismo… altresì gli stessi studenti universitari hanno avuto la possibilità di fruire prima di altri, del materiale condiviso e spiegato a lezione e di approfondimento, attraverso piattaforme e community online, affidandosi al supporto dei dispositivi tecnologici.

La situazione scolastica è a sé stante, sebbene includa una moltitudine di elementi connessi e paralleli agli altri ambiti della vita quotidiana delle persone, non solo di coloro che vanno ancora a scuola ma anche di chi li frequenta quotidianamente, come gli stessi genitori e insegnanti. Questi ultimi per esempio non si sono semplicemente trovati a traslare ciò che prima veniva fatto in presenza in modalità online, ma hanno dovuto elaborare una serie di escamotage e di ridefinizione delle attività al fine di renderle più fruibili attraverso le interfacce elettroniche.
Sfida più che accettata e che ha fatto cavalcare l’onda dell’adattamento sociale fino ad approdare addirittura sui social più comunemente utilizzati: sono diversi infatti gli insegnanti che si sono dilettati nella creazione di contenuti per Tik Tok per esempio (@beeebi94; @sandromarenco), mostrando come il divario generazionale non sia una barriera ma un mezzo per poter raggiungere e comunicare in forma bidirezionale anche con i più giovani, attraverso la condivisione di contenuti più seri e divulgativi fino alle parodie di situazioni quotidiane che è possibile si verifichino nell’ambiente scolastico di tutti i giorni.