Quasi ogni giorno nel mondo è una giornata mondiale o nazionale di qualcosa, e oggi, 24 Marzo, è la giornata nazionale del Cocktail Day –ma in America, perché la giornata mondiale è propriamente il 13 maggio, ma ogni occasione è valida per brindare a qualcosa! #whocares.
La giornata di oggi è stata ideata nel 2013 dalla scrittrice Jace Shoemaker-Galloway, ma noi siamo promotori del benessere pertanto non sarà nostra intenzione promuovere e incitare l’assunzione e il consumo di alcol.
Coglieremo invece l’occasione per sottolineare il ruolo sociale che i drinks e i cocktails hanno nella società di oggi, soprattutto rispetto la condizione di distanziamento sociale e limitazione degli spostamenti a causa delle disposizioni governative per la pandemia da Covid-19.

Desclaimer: sono numerosissime le evidenze empiriche riguardanti gli effetti dannosi che l’alcol provoca sull’organismo umano, per questo è sconsigliato l’uso eccessivo di questa bevanda per numerose ragioni.
È innegabile però che le bevande a base alcolica nascondano alle spalle storie ben più antiche e consolidate, esse infatti hanno origini immemori, e con la loro nascita ed evoluzione ha preso parte la stessa trasformazione della società moderna. Basti pensare per esempio al periodo di proibizionismo quando venne messo al bando il consumo di alcolici in ogni luogo e in ogni momento, parentesi storica fondamentale per la gestione di questioni politiche e sociali, il cui protagonista principale era proprio il composto chimico in questione.
Con il tempo è stato associato dall’immaginario collettivo un ruolo prettamente sociale al consumo di alcolici. Essi infatti sono diventati i protagonisti -più o meno silenti- degli incontri tra amici, delle riunioni di famiglia, dei primi appuntamenti, delle cene romantiche, dei party estivi… ma perché?

Un primo suggerimento ci proviene dagli innegabili effetti che queste bevande hanno sul nostro corpo e sulla nostra salute.
Nel breve termine:
- Euforia e disinibizione iniziale;
- Riduzione della vista laterale (visione a tunnel);
- Mancanza di equilibrio e difficoltà motorie;
- Malessere fisico;
Nel medio-lungo termine:
- Lesione irreversibile dei neuroni;
- Maggiore esposizione a patologie croniche;
- Dipendenza;
Quanto appena descritto ci fornisce tutti gli strumenti necessari per poter comprendere il forte nesso tra il cocktail day e i provvedimenti governativi in merito all’emergenza sanitaria.
È ormai un anno che in Italia si convive con la costante pressione di dover rispettare le normative governative in merito alla pandemia, le quali, sebbene pensate con l’intento di prevenire la diffusione dei contagi da Covid-19, hanno contrariamente contribuito a creare un clima di malessere e frustrazione generale.

Potremmo parlare di “dissonanza cognitiva generalizzata”, in quanto da un lato si sperimenta la gratitudine per i provvedimenti presi per prevenire la diffusione dei contagi, dall’altra però le limitazioni e le costanti chiusure inficiano la positività dell’umore dei singoli.
È quasi come giocare alla roulette russa dei colori: una settimana è possibile pranzare al ristorante, quella successiva non è concesso nemmeno fare una passeggiata attorno a casa.
Complici all’arrivo della primavera, l’allungamento delle giornate, il bel tempo e la voglia di riprendere a vedere normalmente i propri amici e la propria famiglia.
Diverse le occasioni sociali in cui più o meno quotidianamente ci si dava appuntamento e si dava inizio a un rituale sociale ancora una volta più o meno definito: lo stato di euforia e di invincibilità che qualche sorso di vino garantiscono a chi lo consuma incentiva la massima socializzazione e l’espressione dei pensieri e sentimenti che in circostanze diverse non è scontato vengano comunicati nel medesimo modo.
Quante volte tra amici si sono ricordati e raccontati aneddoti del passato che avevano in comunque il fatto di essere nati in circostanze di goliardia e festa?

Ecco, ancora una volta la conferma che al bere un bicchiere di vino e/o al fare un aperitivo sia il mero pretesto per cogliere l’occasione per qualcosa di più profondamente costruttivo e positivo a cui si associano tutta una serie di emozioni, occasioni e sentimenti che normalmente non si sperimenterebbero.
È indubbio che fare aperitivo con gli amici non sia la priorità del nostro capo del governo, ma è anche vero che a causa della chiusura di tante attività si sia man mano andata a perdere l’abitudine e soprattutto l’occasione di poter vedere i propri amici, i propri compagni e i propri cari, dandoci si l’occasione per poter apprezzare più profondamente quanto già si possiede, ma indubbiamente limitando anche la libertà nel vedere chi si desidera e quando lo si desidera.