I test psicologici, insieme all’imprescindibile strumento del colloquio, costituiscono un tassello cruciale nel processo di conoscenza che accompagna la relazione tra lo psicologo e la persona che, portatrice di un’istanza, a lui si rivolge.
Ma cosa distingue un test psicologico dall’accattivante “test” “Dimmi che pizza scegli e ti dirò chi sei”, che potremmo trovare nella rivista che sfogliamo in fila dal dentista?
Un test psicologico, a differenza di quelle indiscutibilmente accattivanti domande che promettono di condurti a una più profonda conoscenza di te stesso, è uno strumento scientifico, costruito (e aggiornato) nel rispetto di rigorose norme che ne garantiscono, appunto, la scientificità, ovvero la capacità di fotografare quella dimensione che si propone di indagare (ad esempio, l’intelligenza), in quella popolazione (ad esempio, bambini e ragazzi), in modo valido e attendibile.
Quando è necessario aggiornare un test?
Il panorama scientifico offre un ventaglio di strumenti di valutazione psicologica pressoché sconfinato, e a fianco di strumenti, che per l’ampiezza di impiego e la notorietà paiono essere eternamente giovani, molto più ampia è la casistica di quei test la cui maggiore suscettibilità al mutare dei tempi rende fondamentali revisioni e aggiornamenti, non necessariamente periodici: i test non hanno data di scadenza!
Se da un lato abbiamo, ad esempio, le dieci inconfondibili macchie del Reattivo di Rorschach, tutt’altro che prossimo al pensionamento e uguale a se stesso fin dalla sua pubblicazione nel 1921, di contro la più larga parte del panorama degli strumenti richiede, invece, attenti aggiornamenti della forma, del contenuto e delle norme.
Pensiamo ai test di valutazione del funzionamento cognitivo, in cui le domande formulate e le prove somministrate offrono allo psicologo un prezioso campione del comportamento e del funzionamento della persona: come possono i loro contenuti rimanere costanti e immutati negli anni, non curanti delle rivoluzioni linguistiche (e non solo) che attraversano il nostro tempo?

Perché è necessario aggiornare un test?
La scienza psicologica, la società e dunque gli attori che la compongono sono in continuo e inarrestabile divenire: pensiamo ai cambiamenti demografici, sociali, culturali e linguistici occorsi negli ultimi quarant’anni o alle intuizioni che hanno affollato (e continuano ad affollare) il panorama scientifico in merito al funzionamento umano.
Come può uno strumento nato negli anni ‘80 fotografare, oggi, con le stesse categorie, una platea così drasticamente trasformata?
Come può uno strumento che si prefigge l’obiettivo di indagare la società contemporanea non adeguarsi al suo cambiamento e “rimanere a guardare” mentre gli attori cui si rivolge si rendono protagonisti di questa trasformazione?
Come può uno strumento che vuole dirsi scientifico non fare proprie le intuizioni, le critiche e le scoperte conquistate dal mondo della scienza?
Ranson e collaboratori (Ranson et al., 2009) hanno rintracciato due famiglie di motivi a supporto di questa esigenza di ristrutturazione degli strumenti di valutazione psicologica:
- revisioni di crescita (growth changes), relative alla forma, al contenuto, alle modalità di somministrazione del test e alla popolazione di riferimento cui lo strumento si rivolge.
- revisioni correttive (deficiency changes), necessarie per ovviare a difetti resi evidenti non solo dalle critiche mosse allo stesso all’interno del panorama scientifico, ma anche dagli interrogativi e dalle nuove intuizioni che la “prova sul campo” contribuisce a far sorgere.
Quindi, a partire da questa esigenza di crescere e correggere, un test può essere sì oggetto di revisione sulla scia delle critiche mosse e delle intuizioni sorte intorno allo strumento o, più in generale, al costrutto attorno a cui ruota (ad esempio, all’intelligenza), ma appare evidente come qualsivoglia aggiornamento derivi dalla necessità di assecondare il mutare della società che, nel qui e ora della valutazione, ci si propone di indagare.
Un test, infatti, per potersi dire realmente valido e attendibile, ovvero scientifico, deve essere non solo costruito (e aggiornato) nel rispetto delle norme che ne attestano e garantiscono il valore agli occhi dei fruitori, siano essi professionisti o utenti, ma deve anche, e soprattutto, essere rappresentativo e capace di adeguarsi a quell’inarrestabile cambiamento che costituisce l’essenza stessa della società, mai uguale a se stessa e in continuo ed inarrestabile divenire.
Conclusioni
Dunque, fermo restando l’imprescindibilità di condurre lavori di aggiornamento, una revisione non può – e non deve – trovare la propria unica ragion d’essere nel mero passare del tempo. Aggiornare uno strumento, rivederne il contenuto, la forma, le norme, la rappresentatività rispetto a una popolazione che si fa sempre più complessa e internamente eterogenea, è un lavoro sì indispensabile, ma anche innegabilmente oneroso. Costi, tempi e risorse (umane ed economiche), costituiscono variabili dalle quali è impossibile prescindere e che riguardano non solo chi propone, progetta e realizza il lavoro di aggiornamento, ma anche la platea di professionisti che, chiamati a impiegare il “nuovo” strumento, dovranno aggiornare la propria formazione, il proprio know how (e materiale), assecondando così il progresso.
Insomma, se quanto viene richiesto ai test, e quindi a chi della loro costruzione (e ristrutturazione) si occupa, è di rispondere alla stringente urgenza di aggiornamenti, atti a garantire a professionisti e utenti l’impiego di strumenti adeguati, questo deve essere fatto in scienza e coscienza, all’insegna di un realistico bilancio tra costi e benefici, avendo in prospettiva il solo e unico fine di offrire all’utenza la miglior prestazione possibile.
Bibliografia
Butcher JN. Revising psychological tests: lessons learned from the revision of the MMPI. Psychol Assess. 2000 Sep;12(3):263-71. doi: 10.1037//1040-3590.12.3.263. PMID: 11021149.
Ranson, M. B., Nichols, D. S., Rouse, S. V., & Harrington, J. L. (2009). Changing or replacing an established psychological assessment standard: Issues, goals, and problems with special reference to recent developments in the MMPI-2. In J. N. Butcher (Ed.), Oxford handbook of personality assessment (pp. 112–139). Oxford University Press. https://doi.org/10.1093/oxfordhb/9780195366877.013.0007
Butcher, J. N. (Ed.). (2009). Oxford Handbook Of Personality Assessment. Oxford University Press. https://doi.org/10.1093/oxfordhb/9780195366877.001.0001